Russia

Articolo test

In Russia i regolamenti concernenti alcuni PFAS sono implementati in conformità con le convenzioni e gli accordi internazionali e questi includono:

  • La Raccomandazione 31E/1 della Commissione per la protezione dell’ambiente marino del Baltico (HELCOM) del 20 maggio 2010 che ,appunto, richiede il controllo e il monitoraggio delle emissioni, degli scarichi e la perdita di sostanze pericolose che potrebbero raggiungere l’ambiente marino.
  • La Convenzione di Stoccolma sugli Inquinanti Organici Persistenti (POPs), nell’articolo 3 prevede l’eliminazione della produzione e dell’uso delle sostanze che sono riportate negli allegati A e B, che includono 39 sostanze tra cui PFOA, PFHxS e PFOS.
  • La Convenzione di Rotterdam sulla procedura che riguarda le esportazioni e le importazioni per alcune sostanze chimiche e pesticidi pericolosi nel commercio internazionale
  • Il SAICM (Strategia per la gestione internazionale dei prodotti chimici)
  • Il programma attuale dell’OCSE sulla gestione dei PFAS e la transizione verso alternative più sicure.

I documenti normativi dell’Unione doganale, che comprende Bielorussia, Kazakistan e Russia, non contengono indicazioni specifiche su divieti o restrizioni future riguardanti i PFAS, che sono già soggetti a regolamentazioni internazionali attraverso convenzioni e accordi. Tuttavia, in Russia, il perfluoronanoato di ammonio (APFO) è soggetto a regolamentazione nell’aria di lavoro con un livello di esposizione sicuro stabilito a 0,05 mg/m3 secondo la norma igienica 2.2.5.2308-07. Inoltre, una serie di PFAS a catena corta e media sono regolamentati per l’uso professionale nell’aria e nell’acqua e sono generalmente considerati sostanze a bassa pericolosità. Alla luce di questo, è evidente come la Russia, ma anche la Cina non stiano adottando la stessa linea dell’Europa per quanto riguarda la regolamentazione dei PFAS, poiché non è stato aggiunto nessun controllo normativo aggiuntivo sui PFAS, anche se, come si può leggere nella riunione del Governo russo del 29 ottobre 2020, la Federazione Russa si impegna a migliorare il quadro giuridico normativo per l’adempimento di questi obblighi in conformità con le raccomandazioni internazionali.

Link Utile

Portale OECD sulle sostanze perfluoroalchiliche (Country Information)

Sito Governo Russo

Valutazione AMAP 2015: Salute umana nell’Artico

Nel contesto del progetto internazionale “Arctic Monitoring and Assessment Program (AMAP)”, sono stati condotti monitoraggi dei contaminanti organici persistenti (POP) e delle sostanze chimiche di interesse artico emergenti (CEAC) nell’ambiente artico. Questi microinquinanti sono stati identificati come i più pericolosi per molti anni. Tra di essi rientrano le sostanze polifluoroalchiliche (PFAS), gli eteri di difenile polibromurato (PBDE), gli acidi perfluorocarbossilici a catena lunga (PFCA), l’acido perfluoroesansolfonico (PFHxS) e alcuni altri composti fluorurati. Il terzo rapporto di valutazione sulla salute umana dell’AMAP (AMAP 2009) conteneva il primo confronto di tutte le regioni artiche in Russia come parte della valutazione generale. I dati provenienti dalla Russia mostravano che il consumo di mammiferi marini come parte di una dieta tradizionale sana sembrava comportare livelli elevati di contaminanti. Un nuovo insieme di contaminanti è stato misurato nell’Artico per la valutazione del 2009. È stato possibile riportare i livelli dei composti perfluorurati (PFC) grazie ai progressi nelle tecniche di rilevazione e metodologie. I livelli di acido perfluoroottanoico (PFOA) e perfluorottano solfonato (PFOS) sono stati riscontrati in tutto l’Artico e sono risultati elevati rispetto ad altri POP.

Link Utile:

AMAP Assessment 2015: Human Health in the Arctic

Bioaccumulo di sostanze alchiliche per- e polifluorurate (PFAS) in specie selezionate dalla rete alimentare del Mare di Barents

Il presente studio ha valutato quattro specie presenti nella rete alimentare del bordo del ghiaccio nel Mare di Barents all’interno del territorio russo. Le specie oggetto di studio includono l’anfipode Gammarus wilkitzkii, associato al ghiaccio, il merluzzo polare (Boreogadus saida), l’uria nera (Cepphus grylle) e il gabbiano glauco (Larus hyperboreus). L’obiettivo principale dello studio era valutare se i PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche) mostrassero un comportamento di bioaccumulo simile a quello dei POP (inquinanti organici persistenti) liposolubili nelle specie selezionate, concentrandosi in particolare sul potenziale di biomagnificazione. Le concentrazioni medie di PFOS (perfluorottano sulfonato) nelle specie analizzate, espresse in ng/g di peso umido, sono aumentate nell’ordine seguente: merluzzo polare (2,02) < anfipode di ghiaccio (3,85) < uria nera (13,5) < gabbiano glauco (65,8). In particolare, il perfluorottano sulfonato (PFOS) ha mostrato concentrazioni molto elevate, raggiungendo valori fino a 225 ng/g di peso umido nel fegato del gabbiano glauco.

Lo studio completo può essere letto al seguente link:

Bioaccumulation of per- and polyfluorinated alkyl substances (PFAS) in selected species from the Barents Sea food web

PFAS nell’abbigliamento: studio in Indonesia, Cina e Russia mostra le barriere per un’economia circolare non tossica

Documento Ipen.org

Questo studio è stato effettuato per valutare l’utilizzo dei PFAS nei prodotti sintetici utilizzati per l’abbigliamento in Russia, andando ad analizzare la presenza di 55 PFAS presenti in capi impermeabili e antimacchia; questa ricerca si è preposta l’obiettivo di implementare la discussione sull’integrità di un’economia circolare non tossica e sulla riciclabilità complessiva dei prodotti di consumo contenenti questi composti. Almeno uno dei 55 PFAS presi in considerazione è stato rilevato nell’84% dei campioni di abbigliamento analizzati e la presenza di PFAS in Russia è stata confermata in tutti i campioni di guanti invernali per adulti e nel 57% dei guanti invernali per bambini. I risultati di questo studio, tuttavia, indicano che il passaggio a sostituti a catena più corta sembra essere più lento in Russia rispetto ai Paesi, in cui i PFAS sono sotto esame pubblico, anche se sarebbe corretto l’abbandono dell’utilizzo anche dei PFAS a catena corta poiché associati a problemi ambientali e sanitari. Lo smaltimento di indumenti e capi di abbigliamento trattati con PFAS negli inceneritori municipali comporta probabilmente l’emissione di PFAS, gas fluorurati a effetto serra e altri prodotti di combustione nell’ambiente circostante. La presenza di PFAS negli stock di rifiuti tessili post-consumo costituisce un ostacolo alla riciclabilità di tali prodotti, soprattutto perché è difficile rimuovere i PFAS dalle fibre, una volta che sono stati aggiunti. Anche se in questo studio specifico sono stati identificati solo 4 PFAS, è importante notare che la loro presenza non può essere esclusa, perché nei tessuti vengono utilizzati molti più PFAS dei 55 selezionati per questa analisi.

Lo studio completo può essere letto al seguente link:

PFAS in Clothing: Study in Indonesia, China, and Russia Shows Barriers for Non-toxic Circular Economy