POSITION PAPER

Articolo test

Valori limite di pfas nelle acque di abbeverata in relazione ai rischi di potenziale bioaccumulo negli animali da reddito

FOSAN ETS – Francesco Maria Bucarelli (Presidente)

Membri del Comitato Scientifico partecipanti: Alberto Mantovani, Leonello Attias, Sergio Bernasconi, Maurizio Boccacci Mariani, Francesco Maria Bucarelli, Matteo Ceruti, Andrea Di Nisio, Rosa Draisci, Carlo Foresta, Agostino Macrì, Antonio Masi, Laura Paganini

Segreteria Tecnica: Martina Di Fabio, Manuel Lisci

DOI: 10.4458/6298-01

Introduzione

Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono una classe di composti chimici ampiamente utilizzati in vari settori industriali e commerciali per le loro proprietà oleo- e idrorepellenti, ossia impermeabilizzanti e antiaderenti. In particolare, dagli anni ’50, sono impiegati per la produzione di numerosi prodotti commerciali come tappeti, pelli, insetticidi, schiume antincendio, vernici, rivestimenti per contenitori alimentari, impermeabilizzanti per tessuti, padelle antiaderenti, stoviglie monouso etc. La loro stabilità chimica, unita a una bassa biodegradabilità e alla solubilità in acqua, gli conferisce un’elevata persistenza ambientale e la capacità di accumularsi negli esseri viventi, provocando inquinamento ambientale e danni alla salute umana.

Osservatorio PFAS ha posto l’attenzione sulla presenza di PFAS nell’acqua e negli alimenti. Il nostro intento è quello di offrire un’analisi dei percorsi attraverso cui acqua e cibo vengono contaminati, dei meccanismi e tessuti di accumulo, delle fonti di contatto con i PFAS (spesso inconsapevole), e del problema del loro trasferimento dai contenitori per alimenti al cibo. L’ultimo regolamento dell’Unione Europea UE 915/2023, che impone limiti sui PFAS riscontrabili nel cibo ed il Dlgs 18/2023 i limiti per le acque destinate ad uso umano, sollevano questioni molto interessanti:

• La definizione dei limiti di PFAS negli alimenti di origine animale non tiene conto del contenuto di PFAS nell’acqua di abbeverata e nei mangimi e, di conseguenza, i meccanismi di bioaccumulo animale in relazione all’introito di base;

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