Pfas, nella zona rossa un morto in più ogni tre giorni

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Nell’area rossa del Veneto, dagli anni ’80 ad oggi, è morta una persona in più ogni tre giorni rispetto alle province non interessate, a causa dell’inquinamento da Pfas. È questo il dato portato davanti al giudice del tribunale di Vicenza da Annibale Biggeri, professore di Statistica medica all’Università di Padova e testimone per le parti civili al processo Miteni. I dati, frutto di un’analisi che copre quasi 40 anni, – dal 1980 al 2018 – stimano 3890 decessi in più nei 30 comuni della zona rossa contaminata dai Pfas rispetto alle province di Verona, Vicenza e Padova.

Il professore ha affermato che l’acqua è stato il fattore scatenante della diffusione, in quanto gli acquedotti – in seguito alla ristrutturazione del 1985 – vennero allacciati alla falda di Almisano, proprio nel momento in cui cominciava a essere contaminata.

Dichiarazioni che confermano quanto l’acqua rappresenti il maggiore veicolo di contaminazione da PFAS per l’uomo, e di quanto la loro presenza nelle acque potabili, di abbeverata e negli ecosistemi acquatici sia un fattore di rischio per la sicurezza idrica e alimentare.

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Veneto: in quasi 40 anni 3800 morti in più nella zona rossa contaminata dai Pfas