PFAS in Veneto

 

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In seguito a nuovi dettagli emersi durante il processo finalizzato ad attestare le responsabilità della contaminazione da sostanze chimiche PFAS in Veneto, si sta diffondendo l’ipotesi che, dopo la scoperta della contaminazione, una decisione politica abbia impedito la realizzazione di uno studio epidemiologico nella regione Veneto. Questa rivelazione proviene da Pietro Comba che è il responsabile del Dipartimento di Epidemiologia ambientale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e consulente dei pubblici ministeri vicentini. Durante il processo il Dottor Comba ha presentato in tribunale un documento contenente un “accordo di collaborazione per l’esecuzione del programma di ricerca” tra l’ISS e la Regione, che prevedeva la realizzazione di un’indagine epidemiologica della durata di tre anni nelle aree colpite del Veneto. L’obiettivo principale di questa indagine era monitorare lo stato di salute della popolazione e identificare possibili correlazioni tra l’esposizione alle sostanze tossiche, come i PFAS, e l’incidenza di neoplasie. Nel documento, era previsto un co-finanziamento di 252 mila euro da parte dell’ISS, insieme a una somma non specificata dalla Regione Veneto. Tuttavia, la Regione Veneto non ha mai formalmente aderito all’accordo. Le affermazioni hanno suscitato un notevole interesse, tanto che la consigliera regionale di Europa Verde, Cristina Guarda, ha presentato un’interrogazione intitolata “La Regione ha impedito un’indagine epidemiologica sui PFAS?”. Questa interrogazione ha sollevato ulteriori dubbi sulla possibile interferenza della Regione nel bloccare l’indagine epidemiologica.

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PFAS in Veneto: “studio sulla correlazione con i tumori bloccato dalla politica”