Importanza dei PFAS negli imballaggi alimentari

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Oggigiorno si registra un’attenzione crescente e una “tolleranza zero” da parte di alcune autorità per la sicurezza alimentare (come l’esempio del governo danese, DVFA 2019)e dall’industria stessa nei confronti dei PFAS.
Abbastanza sconosciuti al pubblico fino ad un decennio fa, ad oggi alcuni PFAS (i più noti PFOA e PFOS) sono presenti nei materiali di imballaggio tipicamente in concentrazioni da parti per miliardo (ppb) a parti per milione (ppm). Sono classificati a livello di contaminanti come NIAS (“sostanze non aggiunte intenzionalmente”) e interessano una grande fetta di mercato di produzione di MOCA, in particolare gli imballaggi di carta e cartone riciclato che entrano in contatto con gli alimenti per migliorare la resistenza all’umidità e all’olio. Sebbene alcuni tipi di PFAS siano banditi dalla produzione in alcuni paesi come Europa e Stati Uniti, non esiste attualmente un divieto imposto per legge in questi paesi sull’importazione e l’uso nazionale di beni alimentari di consumo che potrebbero contenerne alcuni. A destare maggiore preoccupazione sono in particolare gli imballaggi realizzati con carta e cartone riciclato proveniente da paesi in cui non viene posta la stessa attenzione. Un acceso dibattito ad oggi è sicuramente il riuscire a far comprendere la loro importanza a produttori, trasformatori e rivenditori e in particolare il motivo della loro presenza per garantire una certa conformità alla normativa vigente e soprattutto per identificare le concentrazioni oltre le quali la presenza di PFAS può essere considerata aggiunta intenzionalmente (ricordiamo ad esempio la nota europea dell’EFSA 2020 che impone il limite a 4,4ng/kg peso/settimana o il limite di PFOA a 0,025 mg/kg di peso imposto dal Reg.UE 2020/784).
Ciò ovviamente accresce la conoscenza complessiva dei soggetti sopra menzionati e anche la loro capacità di reperire materiali di qualità superiore per ovviare ,o comunque limitare, il problema di queste sostanze. Pertanto occorre ribadire l’importanza di una coesione a livello internazionale tra gli enti interessati (come l’EFSA europea o l’FDA statunitense…), ai fini di gettare le fondamenta di una legislazione più stringente e attenta sulla presenza dei PFAS. Contemporaneamente occorre uno sforzo di ricerca esaustivo nello studio epidemiologico e quindi l’impatto che tali sostanze hanno sull’uomo in via diretta tramite assunzione dagli alimenti (di cui alcuni effetti sono già noti come cancerogenicità, danni epatici, indebolimento del sistema immunitario, problemi di fertilità…) e indiretta dall’ambiente (ad esempio la contaminazione dell’acqua potabile).

link di approfondimento : https://doi.org/10.1002/ieam.4346

A cura del Dottor Camerini Enrico