I veleni fanno boom, tra polveri e Pfas
L’articolo sostiene che una visita nella zona vicino al poligono di tiro di Toofta sull’isola di Gotland, in Svezia, rivela chiari segni della presenza militare passata e dell’attività di addestramento. La presenza abbondante di resti di ordigni militari, come cariche di lancio di razzi, mortai e frammenti di resine esplosive, suggerisce che l’area sia stata intensamente utilizzata a fini militari. Secondo Richard Albright, esperto di armi, dottore in scienze ambientali ed ex ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti, i residui tossici delle munizioni militari presenti nell’acqua potabile, nel suolo, nell’acqua di superficie e nell’aria possono rappresentare un altro tipo di inquinamento pericoloso derivante dalle attività militari sull’isola che è quello causato dai PFAS. Due delle basi militari presenti sull’isola, situate a sud e a nord del capoluogo Visby, sono state identificate come hot-spot fra i 16 che rilasciano queste sostanze tossiche persistenti nelle falde acquifere. Le analisi condotte sulle acque, sia ufficialmente che da parte di individui che hanno sperimentato problemi di salute dopo aver bevuto acqua proveniente dalla falda, hanno rilevato concentrazioni di PFAS in alcune parti dell’isola che superano i limiti consentiti dalla legge. La fonte del problema è stata identificata nei depositi di munizioni e nei materiali antincendio, come le schiume utilizzate. Tuttavia, finora, nonostante le continue richieste da parte di gruppi della società civile, non sono state effettuate operazioni di rimozione da parte delle autorità militari. Di conseguenza, i PFAS continuano a diffondersi dal deposito verso la falda acquifera, i canali d’acqua e il mare.