Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

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Di Vincenzo Brunelli

Pfas, pubblicata la relazione finale della commissione parlamentare d’inchiesta della scorsa legislatura. “Anche livelli espositivi relativamente bassi, soprattutto in fasce di popolazione più sensibili come bambini o perfino embrioni, possono comportare significative alterazioni cliniche”. In attesa della legge in materia parole chiare e ufficiali.

Lo scorso autunno tutte le commissioni parlamentari allo scioglimento del Parlamento per dar spazio al nuovo dopo le elezioni di settembre 2022 hanno depositato le relazioni finali sulle attività svolte. Una mole enorme di documenti che da qualche settimana è possibile consultare anche sul web. La commissione cosiddetta sulle Ecomafie (commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati) nel documento n. 18 ha pubblicato ben 186 pagine dall’esplicativo titolo “Relazione sulla diffusione delle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas)”, che fanno parte della più ampia relazione finale al Parlamento di tutti i lavori svolti dalla commissione. Nel corposo dossier di 29 punti si parte da considerazioni di carattere generale sui Pfas fino alle conclusioni finali e con tanto di bibliografia, allegati ecc. Insomma un documento ufficiale molto importante per la “questione Pfas” in Italia a testimonianza ennesima che il Parlamento conosce bene l’argomento, anzi non può non sapere vista tale relazione, e in attesa di una legge italiana in materia che deve necessariamente recepire le indicazioni provenienti dall’Ue si può solo auspicare che la nuova commissione “Ecomafie” possa proseguire il precedente lavoro dei colleghi anche e soprattutto in materia di Pfas. Il 18 maggio scorso la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale della legge dello Stato ha istituito la nuova commissione parlamentare d’inchiesta che ha anche aggiunto la parola “agroalimentare” nelle sua dicitura completa e nei prossimi giorni dovrebbero iniziare i lavori del nuovo e neo nato organismo parlamentare. Ovviamente nella relazione finale della scorsa commissione sui Pfas si parla molto di Veneto, di Miteni e Solvay, ma anche di Piemonte, Lazio, Toscana e Emilia Romagna e non solo. Viene dato spazio alla posizione dell’Inail, ai limiti di legge da fissare, dei recenti studi scientifici, di bonifiche, alimenti, e matrici ambientali ma anche di nuovi Pfas che in un recente passato sembravano aver risolto il problema ma non è così. Si legge in un passaggio riferito a una audizione del 2021: “Il Commissario straordinario di Arpa Veneto, Luca Marchesi, nel corso dell’audizione del 20 maggio 2021, ha riferito alla Commissione di inchiesta che nel mese di agosto del 2020 è stata rilevata la presenza nel fiume Po di una serie di sostanze che si chiamano PFPECA, che potremmo definire dei Pfas di terza generazione. Dopo avere affrontato il problema dei Pfas di prima generazione, ovvero dei Pfas fosfori ben noti e conosciuti, dopo avere affrontato il tema dei cC604 del GenX, l’osservazione delle sostanze contenenti fluoro continua. Infatti, è di queste settimane un ulteriore avanzamento di nuovi composti fluorurati che riguarda le sostanze che si chiamano acido trifluoroacetico Si tratta di composti contenenti fluoro, a catena molto corta, che è stata osservata nell’ambito di un procedimento di controllo su un’azienda del territorio veneto, ma che sono sostanze di cui la letteratura evidenzia la possibilità di produzione come prodotto di degradazione di diverse altre sostanze, che vanno dai farmaci, ai pesticidi e a sostanze contenenti Pfas. Sono, quindi, sostanze per le quali è possibile immaginare una presenza ubiquitaria sul territorio non solo nel Veneto, ma nazionale e del mondo occidentale”. Insomma nuove sostanze sempre della grande famiglia dei Pfas che si è cercato di far passare come innocue e risolutive sostituendole con le precedenti e di recente rispetto alle note vicende venete e prima ancora americane. Per la lettura completa della relazione finale sui Pfas della commissione parlamentare d’inchiesta sulle Ecomafie della scorsa legislatura si rinvia ai siti web ufficiali di Camera e Senato o al file in pdf in allegato. Ma a quali conclusioni giungono i parlamentari italiani sui Pfas? Si legge nelle relazione finale: “Il quadro generale che emerge dalla analisi della letteratura scientifica è caratterizzato da un discreto grado di frammentarietà, ed in alcuni casi di non concordanza, delle conoscenze sugli effetti tossicologici di queste sostanze. Va sottolineato che la persistenza ambientale e la tendenza ad accumularsi nell’organismo per esposizioni prolungate, in combinazione con la sospetta associazione con l’insorgenza di alcune patologie, rappresentano i maggiori fattori di preoccupazione riguardo la presenza di queste sostanze nelle acque potabili e negli alimenti, anche a basse concentrazioni”. E infine: “Anche livelli espositivi relativamente bassi, soprattutto in fasce di popolazione più sensibili come bambini o perfino embrioni in via di sviluppo, possono pertanto comportare significative alterazioni cliniche”. Parole chiare, inequivocabili e soprattutto ufficiali da parte della commissione parlamentare. La speranza è che si continui sul solco già tracciato verso reali e concrete soluzioni di un problema che non può più essere rinviato. Ne va della salute di tutti e dell’ambiente in cui viviamo.
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