Ricchi di nutrienti, sostenibili, senza modifiche genetiche. A differenza di molti cereali moderni, come il grano, il mais e il riso che sono stati modificati dall’uomo per aumentare la resa, i grani antichi sono rimasti pressoché invariati. Tutto è cominciato con la fine degli anni ’60, quando nacque il grano Creso, geneticamente modificato per avere un’altezza tra i 70 e gli 80 cm, una taglia più bassa rispetto alle varietà di grani esistenti. L’obiettivo era di offrire una maggiore resistenza all’allettamento, ovvero il rischio per il fusto di ripiegarsi a causa del vento o della pioggia, ma questa modifica ha portato a numerose conseguenze, come l’uso intensivo di diserbanti.

Nei grani antichi invece, l’altezza maggiore del fusto rende inutile l’eliminazione delle piante spontanee, e la coltivazione non industriale proposta dai piccoli produttori permette una maggiore attenzione nel mantenere integra la qualità delle materie prime. Tra i grani antichi troviamo quelli appartenenti al genere Triticum, come diverse varietà di grano duro e grano tenero, e altri cereali come il farro monococco, il farro bicocco e il farro spelta, l’orzo nero e la segale. C’è anche chi aggiunge all’elenco altri cereali e pseudocereali quali il miglio, la quinoa, il grano saraceno, l’amaranto, il teff, il sorgo.

I grani antichi sono preferibili ad altri cereali perché non sono stati modificati geneticamente dall’uomo, non contengono elementi esogeni, la loro coltivazione non è intensiva, e vengono meno raffinati durante la lavorazione; per questo offrono più fibre, proteine, vitamine e minerali rispetto a quelli industriali. Sono quindi un prodotto più sano, con un contenuto proteico più bilanciato, e per queste ragioni dovremmo inserirli nella nostra dieta. Tra i grani antichi ci sono anche alcune varietà coltivate nel nostro Paese, in Sicilia, come la Tumminia, il Margherito, il Russello e il ben noto Senatore Cappelli.

Preferire il consumo dei grani antichi non ha solo benefici per la salute umana; le varietà dei grani antichi infatti tutelano la biodiversità. Coltivare e acquistare solo alcune varietà di cereali moderni prodotti a livello industriale rende la produzione di grani antichi meno vantaggiosa causandone gradualmente l’abbandono. Una perdita per la nostra alimentazione, la nostra tradizione ma anche per il nostro ambiente.